A Sua Santità Giovanni Paolo I

Santità,

sono certo in questo momento di una sua risata scrosciante. Il suo libro “Illustrissimi” è stato per me una fonte di riflessione ma anche di straordinaria creatività.

Immaginare di scrivere a persone viventi o che non ci sono più, a personaggi inventati dalla fantasia umana, è un esercizio meraviglioso che permette di spaziare, di vivere senza confini spazio-temporali.

Lei sa che ogni volta che son venuto a Roma (non tantissime ) la visita alla Sua tomba non poteva non esserci. Ho seguito quei 33 giorni di pontificato con grande entusiasmo. Dopo la Sua dipartita ho approfondito il suo patriarcato a Venezia, il Suo vecovado a Vittorio Veneto, il suo impegno in diocesi a Belluno.

Che straordinari insegnamenti ci ha lasciato! In Basilicata vi sono due esempi di preti a Lei molto simili. Il Beato Lentini da Lauria, un prete a cui piacevano le ultime file, aveva una fede ardente ed era sempre dalla parte degli ultimi. Vi è poi il venerabile Vincenzo Cozzi, sempre di  Lauria.

Lo so, ora dirà: basta con la tua Lauria!! Ma che posso farci se son nati qui? Cozzi è stato vescovo di Melfi,Rapolla e Venosa all’epoca dell’insediamento della Fiat. Era un vescovo umile, mai l’avrebbe voluto fare. Aveva in testa la famiglia e i laici. Ma credo vi sarete certamente conosciuti al bar dei santi. Mi hanno riferito che ci sono i cornetti assai buoni.

Ma  perché le scrivo? Perché, sommessamente, nel suo solco utilizzerò il grimaldello della ‘lettera’ di parlare di fatti e soprattutto di persone. Il Suo espediente si presta molto a quanto ho in mente. Le chiedo dunque una sorta di autorizzazione morale. Spero di non fare danni.

Le prometto che le riscriverò più diffusamente, per ora,  invio i sensi della mia più profonda gratitudine.

A presto.

 

Mario Lamboglia

eco.channel.it

 

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