Don Luciano Labanca: il commento del Vangelo dell’Epifania

Battesimo del Signore

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11).

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Commento

La festa del battesimo del Signore che conclude il ciclo natalizio ci invita a riflettere sulla novità che la nascita del Figlio di Dio ha portato nella nostra vita. Nel disegno del Padre Gesù inizia il suo ministero pubblico con il gesto del battesimo. Il Figlio non aveva certamente bisogno di alcuna remissione dei peccati, ma questo segno profetico e rivelativo che accade nella sua vita ha un significato totalmente differente. In primo luogo Gesù si sottopone al gesto penitenziale di Giovanni il Battista, solidarizzando con tanti peccatori che ne avevano veramente bisogno, mettendosi in fila. Questo ci ci ricorda una verità fondamentale che Egli stesso da adulto insegnerà: “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mt 9,12). La venuta del Figlio di Dio nella carne umana è accaduta per liberarci dal male e dal peccato, malattia comune a tutta l’umanità. Il battesimo nel fiume Giordano rappresenta un evento di rivelazione in cui si apre il cielo, ossia si accorciano le distanze tra Dio e l’uomo, si ristabilisce la comunicazione tra il cielo e la terra interrotta dalla disobbedienza dei progenitori. Nel battesimo avviene anche una rivelazione del mistero trinitario: il Figlio inizia la missione, lo Spirito soffia sulla creazione e sulla storia, il Padre si compiace del Figlio amato. Contemplando il battesimo di Gesù anche noi siamo chiamati a riflettere sul nostro battesimo, in cui siamo diventati figli nel Figlio. Anche in noi il Padre si compiace se assumiamo gli stessi tratti del Figlio, guidati dalla fiamma viva d’amore dello Spirito. È questo il senso della festa del battesimo di Gesù che conclude il tempo natalizio: Dio si è fatto uomo, perché l’uomo partecipasse della sua divinità. Questo processo inizia per ciascuno di noi con il dono del battesimo, porta dei sacramenti, in cui siamo nati di nuovo alla vita divina. Imparando a riscoprire questa dignità unica e indelebile, possiamo davvero imparare a vivere la quotidianità che il Tempo Ordinario ci invita a vivere in modo straordinario.

Don Luciano Labanca

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