La politica ha bisogno di nerbo. Immaginare incontri fumosi per decidere il nulla, se già un tempo apparivano inutili, oggi sembrano giungere da galassie lontane. Fino all’impegno politico a livello comunale, si può riuscire a coniugare, più o meno, l’aspetto puro della politica a qualche elemento di pragmatismo. Il livello regionale permette di accede ad un altro girone. E’ un’altra partita. Chi non ammette ciò mente sapendo di mentire. Quando si allargano i confini, la capacità di relazione deve essere il triplo, il quadruplo; non si può più improvvisare, si deve anche studiare tanto; al limite, nel galleggiare, si può vivacchiare una legislatura, ma poi si crolla quando l’effetto novità svanisce.
Marcello Pittella è senza dubbio un leader. Ha spalle larghe, capacità organizzative rare, ricorda i nomi delle persone (dettaglio importantissimo in politica), stringe le mani, guarda negli occhi, studia i dossier. Soprattutto ci mette la faccia. In questi 10 anni gli son capitate molte cose, alcune poco piacevoli, da piegare anche il più grande dei guerrieri. E’ stato un politico senza terra, nel senso che il suo talento ha creato invidie e muri di ogni tipo. Le primarie contro Lacorazza (al quale andò l’onore delle armi) è stato il suo capolavoro. Non è stato amato dall’interno del suo partito, dai Breznev dem per intenderci. Osannato invece è stato dalla popolazione.
Si fa un gran parlare dei cacicchi, dei portatori di voti. Questa definizione per lui non può che generare una risata. Cacicco è un termine dispregiativo…chi prende voti, per l’intellighenzia… non va bene… è come dire: il centravanti che fa gol non sa giocare, deve stare in panchina; chi schiaccia a volley non va bene. Discorsi surreali buoni solo per i salotti di Vespa e Mentana.
La politica è consenso e si misura con i voti. Solo a Lauria Marcello Pittella ne ha presi in questa tornata 1819. Forse ha sbagliato secondo alcuni, ne doveva prendere un pò di meno…. ma come? Lauria non deve essere considerata la Bulgaria!
Lo davano per finito ed invece è più forte di prima…chi capisce di politica riesce a comprendere anche che la maggioranza regionale dipenderà da lui. A Roma Calenda e Renzi sono divisi, a Potenza potrebbe essere un’altra storia.
Il presidente sa bene quanta responsabilità lo attende. La Basilicata vive drammaticamente questo tempo. Con ogni probabilità avrebbe voluto affrontare la tempesta dalla tolda di comando. Dovrà dialogare con un altro generale. Per il bene della Basilicata, speriamo che questo binomio non sfoci in dualismo. Ne perderemmo tutti.