Il chiostro del Convento di San Bernardino, nel rione inferiore di Lauria, si trasforma in un luogo suggestivo, sotto un torrenziale temporale estivo, per parlare, oggi, “con” Rocco Scotellaro. Il poeta, il politico, l’uomo del sud si ripresenta nel testo “Tra l’alba che non arriva e l’erba che non trema”, elaborato dal sociologo e giornalista Michele Finizio, allo scopo di riflettere su quali rivalse del passato siano state realmente appagate per noi meridionali che aspettiamo un riscatto sociale e politico -forse dalle istituzioni, forse dal Cielo- e su quali stiano cadendo nel dimenticatoio di una società che non riconosce nei tentativi del passato la propria identità o nelle origini contadine quella forza che dovrebbe ridare dignità e quella tradizione infranta dalla frenesia del presente.
Dove ci stiamo dirigendo? Quali sono le prospettive di sviluppo per il nostro sud? Siamo ancora capaci di pensieri futuribili o ci stiamo imprigionando in un paesaggio di monti, di colline e di mari in cui i giovani, risorsa umana della nostra generazione, non torneranno più? Questi interrogativi erano già di Rocco Scotellaro? Come risponderebbe lui oggi alle esigente dell’uomo, cittadino della comunità mondiale persa nella globalizzazione?
“Al tempo di Scotellaro (…) gli operai e i contadini potevano vedere con chiarezza chi fossero gli oppressori e quali fossero le oppressioni”, scrive Michele Finizio. E in un altro passo dice: “Scotellaro, con la sua opera di scrittore e di poeta e con la sua azione politica, concedeva la parola agli ultimi dando voce alla loro sete di riscatto”.
Nel dibattito, magistralmente condotto dalla professoressa Rita Galietta, si è cercato di svelare se attualmente il sud possa avere una voce che lo rappresenti; un’anima pensante che ritrovi l’audacia dei lavoratori, che non si accontenti di co-costruire un mondo fondato su un illusorio diritto al lavoro che cela, ma non appaga la necessità di lavorare per sopravvivere, che annebbia la mente della maggioranza dei nuovi e numerosi poveri, quelli che non comprendono quando e perché abbiano perso di vista l’occasione di ottenere quella rispettabilità che spetta a chi si sporca le mani e non il cuore.
L’impeto delle parole del poeta Rocco Scotellaro è arrivato forte e chiaro al pubblico, grazie alle voci di “Amici del Teatro” di Lauria, dirette dalla regista Maria Pia Papaleo.
Il tentativo di Michele Finizio di “analizzare il lavoro di Scotellaro con gli occhiali del presente” è un ottimo spunto di riflessione per coloro che vorrebbero provocare il futuro ed hanno bisogno, prima di tutto, di rinsaldarsi al passato che ci appartiene e ci accomuna.
Antonella Cantisani
1 agosto 2024