La parabola di Lauria Libera fa riflettere nel deserto delle appartenenze politiche attuali

L’ultima seduta di Consiglio Comunale ha consegnato a quelle 3-4 persone  (redazione compresa) che sono interessate ed appassionate alle dinamiche della politica cittadina un nuovi spunti di riflessione. Si è consapevoli che quanto scritto in questo articolo è pura retorica, puro esercizio fine e a stesso. Sappiamo bene che non interesserà nessuno. Ma essendo nati nel ‘900 appare doverosa una sommessa riflessione, una sottolineatura su quanto politicamente accaduto a Lauria nelle ultime settimane. Solo Giacomo Reale ha detto qualcosa insieme a Fabrizio Boccia, quest’ultimo contento che alcune buone pratiche di Lauria Libera siano virtuosamente confluite nel Psi.  Gli altri partiti e opinion leader sono ormai assenti o hanno riflettuto sulla inutilità di una riflessione. Forse non hanno tutti i torti. In effetti, nel dibattito cittadino non si parla di Gaza, di Ucraina, di Mediterraneo, di diritti umani, di IA, di spopolamento….figuriamoci attardarsi sul pittellismo e sull’antipittellismo.

Quanto avvenuto nel Consiglio di settembre, agli occhi dei ‘novecentisti’  ha una certa importante… è forse la chiusura di un cerchio.  Donato Zaccagnino numero 2 di quella che è stata Lauria libera rientra in Consiglio (era primo dei non eletti)  non nel Pd ma nel Partito Socialista. Donato ha spiegato in modo assai articolato la sua posizione che è in qualche modo un  ritorno alle origini in quanto da giovanissimo simpatizzava per il Psi. Ha poi anche evidenziato la strettissima amicizia con Lucia Carlomagno e Fabrizio Boccia.

Donato in questi anni si è meritato molto rispetto ripiegandosi sui temi (soprattutto discarica ed ambiente) e si appresta a vivere una nuova stagione d’impegno. Auguri.

Ma che fine ha fatto la purezza del sogno rivoluzionario di Lauria libera (liberi da chi?)?  Forse è nella dinamica dell’esistenza che le vicende umane abbiano un inizio ed una fine? Il gruppo politico fondato da Angelo Lamboglia (dopo una brillante esperienza nel Pd) ha conosciuto tre stagioni importanti: quella dell’entusiasmo giovanile, dell’adesione all’Italia dei Valori di Di Pietro ed infine il ri-approdo nel porto (delle nebbie imperiture) del Pd dove è successo un pò di tutto.

L’intuizione del tandem Lamboglia-Zaccagnino fu straordinaria. Avviarono e radicarono una stagione politica importante nella quale si respirava  un certo cambiamento che in parte con il tempo però è sbiadito.

Lauria libera insegnò a molti come si doveva fare opposizione, come la vita amministrativa fosse anche e soprattutto studio delle carte.

Lauria libera fece tremare i potenti;  in una prima fase il collante fu l’antipittellismo sfrenato. Volarono parole grosse, ma grosse davvero.  Il fenomeno Lamboglia ammaliava tutti ed ammutoliva parecchi. Vennero risultati elettorali importanti al punto che Marcello Pittella dovette iniziare a farsi qualche domanda… c’è chi adombra che al cerchio magico sibilò dopo un lieve movimento di sopracciglio: “ghe pensi mi – m’avidu io”.  Nella strategia  fu aiutato dal Kissinger lauriota Biagio Di Lascio. Biagino fu il magnifico pontiere e l’architetto (meglio di Le Courvosier) di una alleanza degna del migliore dream team.

Il buon (e sconvolto) Nunzio Distefano lo diceva ma non veniva creduto: alla fine vi sarà l’asse Pittella-Lamboglia. Tutto appariva impossibile, impensabile….ma Dio c’è i miracoli possono accadere: Pittella riuscì a far passare il cammello biblico nella cruna dell’ago.

Ovviamente questi passaggi e queste ‘digestioni’ non furono certamente facili. Pittella aveva compiuto un capolavoro digestivo, anche Lamboglia aveva compiuto un capolavoro (con la sua elezione a sindaco)…ma chi stava in mezzo…insomma. In questo caso il detto “a lett strett curcate ‘nmezzo”  non aveva dato a tutti le soddisfazioni sperate.

Il movimento iniziò a sgretolarsi in giro per la Basilicata. Tra l’altro, scherzo del destino, si era diventati alleati di chi ci si doveva liberare.  Ma l’onda lunga del progetto di Lauria libera avrebbe potuto compiersi e reggersi ancora  con il secondo mandato da sindaco a Lamboglia. Ma le cose non andarono bene, il Pd si spaccò e si dovette scomodare e far scendere dall’olimpo Gianni Pittella per acquietare le acqua.  Nell’ex gruppo di giovani però qualcosa si era rotto; infatti, le dimissioni recenti di Lamboglia da segretario del Pd  sono stati l’emblema del finecorsa insieme all’abbandono di Zaccagnino.

Cosa succede ora? Nulla, assolutamente nulla. Ma se volessimo favoleggiare uno scenario come ai vecchi tempi dell’Eco? Ci troviamo qui tra una settimana per parlarne.

 

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