IL QUARTIERE FIUME – SANSEVERINO TRA LE CULLE DI LAURIA
La città deve molto a questo lembo di territorio. Nel corso dei secoli infatti, in questi posti si è sperimentato l’ingegno umano, al tempo stesso è stato teatro di momenti storici molto importanti a partire dalla tragedia del ‘Sacco di Lauria’ (1806).
Lauria si estende per la sua gran parte in un’area vastissima. Ogni angolo del suoi 175 kmq meriterebbe attenzione. Nel centro urbano ‘il fiume’ è un concentrato di ‘segni’ importanti.
di Lauria è stata valorizzata da un presepe che esalta uno degli scorci più belli del centro abitato.
Questo angolo di paradiso viene caratterizzato da un abbondante corso d’acqua che oggi, come agli inizi del ‘900, viene sfruttato per la produzione di energia elettrica. Grazie infatti alla forza della “Sorgente Mandarino” agli inizi del cosiddetto “secolo breve” venne costruita proprio in questo luogo una delle prime centrali idroelettriche della Basilicata. Lauria ebbe il privilegio di godere dell’illuminazione pubblica in alcuni quartieri grazie proprio all’irruenza e alla grande forza di queste acque.
Questi luoghi hanno avuto una storia luminosa: la via Popilia attraversava questa area e collegava l’abitato di Lauria ai maggiori centri della romanità antica. Questa arteria fu attraversata dai viaggiatori della aristocrazia europea, primi fra tutti gli inglesi. Notevoli e preziosi sono stati i racconti di queste terre vergati nei loro diari. La via consolare permetteva di collegare Capua a Reggio Calabria (via Capua-Regium). Ad essa si innestavano altri antichi percorsi viari (quali la via Herculea che da Nerulum conduceva a Venosa, passando per Grumentum, Potentia, Anxia).
La bellezza del luogo rappresentava nell’antichità uno dei migliori biglietti da visita per una città che da valle si inerpicava fino al quartiere Cafaro sede del castello di Ruggero di Lauria e al quartiere Taverna.
Per molti secoli questo quartiere ha rappresentato l’accesso principale alla città, in particolare del rione San Giacomo, che proprio da questo luogo ha iniziato a svilupparsi. Nel corso del tempo sono stati tramandati dei ricordi sbiaditi che volevano proprio in questo luogo “Porta fontana Inferiore” o “Porta Napoli”
La ricchezza delle acque ed il terreno fertile ha permesso di offrire ai residenti un sostentamento grazie ad una serie diffuse di coltivazioni. Oltre l’agricoltura, (più a valle si coltivava il tabacco; la presenza di ginestre permise la costruzione di una fabbrica di corde. Importante è stata anche la presenza di alcuni mulini).
Per alcuni giorni all’anno il quartiere si popolava di bestiame proveniente da molti territori. Infatti in occasione della Festa di San Pietro (29 giugno) era notevole l’afflusso di allevatori che incontravano a Lauria singoli compratori o commercianti di bestiame che festeggiavano gli avvenuti “negozi” con del pane ripieno di alici provenienti da Maratea (scapici) trattati con aceto di vino locale.
Molte testimonianze parlano nel quartiere della presenza di una chiesa dedicata al primo degli apostoli, San Pietro, poi andata completamente distrutta.
Nel quartiere è ancora visibile La “Fontana del Pisciolone” edificata nel 1787 quando i frati Minori Osservanti dell’antico e oramai distrutto Convento di San Bernardino, donarono le sorgenti alla città. Solo di recente, dopo un lungo periodo di inattività, è stato ripristinato il flusso dell’acqua attraverso l’unico canale in pietra di imponente e austero aspetto che alimenta le quattro cannule della fontana. Sulla facciata è affisso un bassorilievo dello stemma comunale che riporta il motto della città: “Noli me tangere”; più in basso è visibile un’altra scritta in latino che significa: “A sue spese e durante l’ottima amministrazione di Pietro Paolo Stretti mi realizzò nel terreno di S. Bernardino, avendone gratuitamente concesso le acque”.
Poco più a valle è presente un’altra fontana, quella dei Tre piscioli. In quell’area per molti decenni funzionò un lavatoio pubblico utilizzato dalle donne per lavare i panni. In quel posto nacquero mille amori perché i giovanotti dell’epoca usavano ritrovarsi in quel posto per scambiare sguardi furtivi con le loro future mogli.
Il quartiere Fiume subì, come detto, la rabbia dei soldati francesi comandati dal generale Andrè Massena (7-9 agosto 1806). Presso il Palazzo Marangoni è visibile una trave annerita di fumo ‘sopravvissuta’ all’incendio che fu appiccato in più parti del paese dalle truppe napoleoniche furiose per non aver ottenuto il passaggio verso la Calabria. Le truppe francesi si macchiarono di atroci delitti, la popolazione venne decimata, si contarono oltre mille morti.
In epoca recente, il 7 settembre 1943, la parte alta del quartiere è stato flagellato da un bombardamento alleato che provocò 40 morti e decine di feriti. Per la città furono giornate tremende perché buona parte della popolazione scappò nelle campagne preoccupata di un altro attacco militare.
L’area intitolata ai “Sanseverino” che è stata una delle famiglie nobili dell’Italia meridionale, è uno scrigno di bellezze monumentali ed artistiche ma è anche il luogo di nascita di alcuni personaggi illustri che dettero uno straordinario significato alla propria esistenza in Italia e nel mondo.
L’attuale convento delle suore di San Vincenzo dè Paoli è stato un importante convento francescano che conteneva una delle biblioteche più importanti del Sud Italia. Le truppe francesi, in occasione del “Sacco” di Lauria (1806), l’incendiarono massacrando quindici frati. Oltre alla brutalità del gesto, le truppe cancellarono per sempre archivi, volumi e memorie di inestimabile valore storico e culturale.
Il quartiere nel quale campeggia una croce di pietra issata nell’800, ha dato i natali ad importanti personaggi storici a partire dal piccolo Giovanni Francesco Brancati diventato poi Cardinale. Il frate francescano che nel frattempo aveva mutato il suo nome in “Lorenzo”, fu tra le figure più dotte del XVII secolo e sfiorò il soglio pontificio nel 1689 e nel 1691.
Anche il patriota Nicola (o Niccolò) Carlomagno visse la prima parte della sua vita nel quartiere Sanseverino prima di trasferirsi a Napoli dove partecipò ai moti napoletani del 1799 assumendo delicati incarichi. Purtroppo il sogno della modernizzazione e della democratizzazione della società durò in quella fase storica pochissimo, in tempi non erano ancora maturi; venne decapitato nel luglio del 1799 nella capitale partenopea per le sue idee di libertà di progresso.
A monte del quartiere nacque anche l’ingegnere Nicola Santo che dagli inizi del ‘900 diede un forte impulso all’affermazione dell’aviazione civile e militare del Brasile. Andò anche oltre inventando tutta una serie di moderne apparecchiature elettroniche attirando l’attenzione di Guglielmo Marconi che volle conoscerlo nella sua visita a Rio de Janeiro.