Nunziante Capaldo scopre un partigiano lagonegrese: Pasquale Plantera

Si è recentemente concluso un incontro di studi dedicato al contributo del territorio lagonegrese alla Resistenza. E’ opinione diffusa che la Basilicata sia stata coinvolta solo marginalmente in grandi fatti d’arme durante la seconda guerra mondiale e che sia nel contempo rimasta ai margini della lotta di liberazione. Tale considerazione si basa sul fatto che il nostro territorio non aveva grandi insediamenti industriali, né rilevanti obiettivi bellici e che dopo l’8 settembre 1943 le truppe tedesche, in rapida ritirata dalla Sicilia, avevano attraversato molto velocemente il nostro territorio tra il 12 e il 15 settembre lungo la SS 19 delle Calabrie, mentre, quasi contemporaneamente era avvenuta la loro ritirata dalla Puglia, dal materano e dal medio e alto potentino. Le truppe tedesche erano state costrette a ripiegare per evitare l’eventuale accerchiamento dopo lo sbarco di Salerno degli Alleati: era stata quella una fase di grande sbandamento e confusione della quale neppure i tedeschi ebbero inizialmente consapevolezza e solo dopo, nella vicina Campania, sarebbero cominciate le rappresaglie anche ai danni dicivili. In realtà,anche la Basilicata aveva pagato il suo grave tributo alla guerra con 4.617 tra caduti e dispersi, 16 medaglie d’oro, 107 d’argento, 181 di bronzo, 241 croci al valor militare, 17 encomi solenni a cui va aggiunta la medaglia d’oro alla memoria del tenenteMaggio Ronchey, comandante della compagnia dei carabinieri di Lagonegro, morto in combattimento sul fronte greco. Il territorio lucano non era stato risparmiato neppure dai bombardamenti condotti sia dall’aviazione USA, sia dalla RAF, che avevano colpito a più ripresePotenza, Metaponto, Pescopagano, Corleto Perticara, Lauria.Anche la tesi dell’estraneità della Basilicata alla Resistenza in quanto fenomeno soprattutto dell’Italia del centro-nord,va confutata.La lotta partigiana all’estremo sud non può essere limitata alle Quattro Giornate di Napoli, 27-30 settembre 1943, già precedute il 21 settembre dall’insurrezione di Matera, prima città del Mezzogiorno a liberarsi dalle truppe tedesche. Atti di eroismo si erano verificati in molte zone del nostro territorio, come ad esempio l’insurrezione di Irsina e il sacrificio del colonnello Giovanni Faccin dello Stato Maggiore della 7 Armata che, il 13 settembre, aveva rifiutato di arrendersi e, dopo aver posto in salvo gli addetti al servizio e scritto due struggenti lettere alla moglie e alla madre, aveva preferito suicidarsi con la pistola d’ordinanza. Non era neppure mancato un eccidio, quello diRionero in Vulture con 18 vittime, mentre a Maschito era stata creata, dopo la ritirata dei tedeschi, la Repubblica Contadina e Antifascistai cui promotori sarebbero stati poi arrestati dagli Alleati il 23 settembre e liberati solo dopo 15 giorni.

Non erano mancati neppure volontari lucani tra le file della Resistenza al nord e tra essi va certamente ricordato Pasquale Plantera, che aveva operato in Toscana e nel Senese durante le fasi più acute dellalotta. Nato a Lagonegro il 24 luglio 1921, era figlio di una guardia carceraria; dopo aver conseguito il diploma magistrale, aveva frequentato il corso per ufficiali e nel 1941 era stato chiamato alle armi, diventando così sottotenente nel 5° reggimento Bersaglieri di stanza a Siena dove era rimasto fino all’indomani dell’8 settembre. Entrato in contatto con ambienti antifascisti, si era arruolato nella brigata garibaldina Spartaco Lavagnini. Quando nel maggio 1844 questa era divenuta divisione, Pasquale, con il nome di battaglia Serpente, aveva assunto il comando del 1° Distaccamento, in seguito Brigata Borgianni e Boschi. Dopo la guerra, era rientrato nell’esercito e successivamente si era dedicato all’insegnamento. Ha ricordato quelle drammatiche giornate in un testo dal titolo Brigata Partigiana. E’ morto in Toscana il 27 maggio 1984. La sorella Maria aveva a lungo insegnato alle elementari di Nemoli, mentre l’altra sorella era la madre dei titolari dell’officina di pneumatici Orlando di Lagonegro.

Nunziante Capaldo

 

Nella foto, a dx Pasquale Plantera, Serpente, con Renato Masi, Gino, negli anni ’70

 

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