L’ultimo Consiglio ha messo a nudo le difficoltà nelle quali versa il Comune di Lagonegro. Il tema è sempre lo stesso: il debito. Qualche anno fa Maria Di Lascio teorizzava una esposizione dell’ente vicina ai 10 milioni di euro. Il dato appariva esagerato ma facendo due conti se non si arriva a quella cifra la si sfiora. L’approvazione del Rendiconto ha permesso di approfondire le materie di Bilancio che continuano però ad essere confuse. Dall’esterno appare chiaro che nel poco o nel molto, tutti sono più o meno coinvolti, direttamente o indirettamente.
Il rimpallo di responsabilità è quindi evidente anche perchè, da 20 anni a questa parte molti dei protagonisti non si sono mai allontanati completamente dal Comune. Non sono stati un caso i tantissimi riferimenti all’avvocato Domenico Mitidieri e al dottor Vito Di Lascio.
Per i prossimi 10 anni il Comune dovrà sobbarcarsi una rata annuale di circa 250 mila per coprire una anticipazione che venne chiesto ed accordata all’ente comunale per pagare dei debiti. Chi ha seguito il Consiglio Comune del 6 giugno avrà compreso la complessità della situazione ed anche probabili nuovi problemi che si addensano all’orizzonte: forte evasione sui tributi da parte dei cittadini, parcelle di avvocati in arrivo, abusi edilizi. Questioni da fare tremare le vene ai polsi di una Maggioranza che continua a dichiarasi estranea alle scelte degli anni scorsi.
Nell’emiciclo cittadino son volate parole grosse tra Salvatore Falabella, Maria Di Lascio, Concetta Iannibelli e Pina Manzolillo. Il presidente del consiglio Comunale Di Novi ha fatto quel che ha potuto, ma i politici in questione conoscono bene l’arte oratoria, le arringhe e la capacità di svicolare dai regolamenti che gestiscono i lavori consiliari.
Lagonegro continua a vivere una fase di grande difficoltà. L’esser scesa sotto l’asticella dei 5 mila abitati è una grande iattura che certamente non aiuta. E’ un forte campanello d’allarme. Non siamo sul Titanic però…
Il clima politico continua a non essere buono, dialogo zero. Forse occorrerebbe una stagione di unità a termine, magari la costituzione di una grande coalizione tesa a rimettere in sesto le cose (che sono oggettivamente tante e molto complicate) per poi tornare alla sana alternanza tra le forze politiche. Ovviamente ciò non avverrà mai, ma sarebbe forse la strada più saggia per ridare ottimismo alla città; non servirebbe andare a rivotare, il sindaco potrebbe rimanere. Basterebbero atti di generosità e lungimiranza. Magari anche più ‘semplicemente’ una commissione consiliare bipartisan che aiuterebbe ad uscire dalle secche ritrovando un dialogo tra le parti in campo. Nessun inciucio ma solamente la volontà di uscire da un pantano economico pericoloso. Condivisi e risolti i nodi maggiori con trasparenza, il dibattito politico potrebbe riprendere vigore…ma con i conti a posto.
A cosa serve dividersi? A cosa serve questa infinita Via Crucis? Non è un caso che qualche amministratore a fine seduta ha affermato a mezza voce: ne vedremo ancora delle belle…