Il ricordo del pittore Enzo De Filippo di Lagonegro

Il  9 settembre 2012 la Basilicata e il Sud perdevano un grande artista, che amava la sua terra, la Lucania, e il suo paese natio, Lagonegro.

Un artista  che “ha segnato il tempo  nei suoi 38 anni di carriera.  Un uomo  buono, ha lasciato un vuoto incolmabile, era amato e conosciuto da tutti, una persona di grande animo, che ci ha regalato tante emozioni”.

Enzo de Filippo non ha mai voluto abbandonare il suo paese e già ad 11 anni si cimentò in rappresentazioni pittoriche, sia di paesaggi che di figure umane.

Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Roma e Firenze, e il suo “atelier” era quel disordinato sottoscala che tanto amava.

Un artista conosciuto in tutt’Italia, pluri-premiato: ricordiamo il David d’Oro e il Dio Pan di Firenze, il Leonardo da Vinci e il Virgilio d’oro di Milano, il Colosseum di Roma e tanti altri riconoscimenti nazionali. Un artista presente in tutt’italia con le sue personali: Cosenza, Roma, Bari, Potenza, Rimini, Pesaro, Cervia, Taranto e Salerno. Lui, alle sue personali, non amava partecipare.

Tante le sue mostre, a partire dal 1983: al palazzo Ducale di Pesaro, a Foggia, a Vibo Valentia nel 1985, a Palestrina, tante in Basilicata, a Venezia nel 1989 e le tante mostre, fuori dall’Italia, nel 1988 (Cannes, Berlino e Dallas). Mostre fino agli ultimi anni: il 2004 a Potenza, il premio mondiale ritirato a Possagno (Treviso, 2006) e l’esposizione a Rende nel 2006.

Il Maestro Enzo De Filippo ha collaborato con artisti di caratura nazionale ed internazionale. Una persona dallo spirito libero, speciale, che nel bene, e nel male, voleva sempre bene alle persone. La sua frase preferita era: “La vita è come un teatro, dove si piange e si ride”. L’artista  lucano molto volitivo, era innamorato della sua arte e la sua tecnica preferita era olio, acrilico e tecniche miste.

Raffigurava paesaggi rari e figure umane e sono innumerevoli le sue opere apprezzate in tutto il mondo. Anche nei momenti di difficoltà, trovava sempre la forza di sorridere e risolvere i problemi. Un artista che si “è fatto” da solo, che ha dato tutto per ciò che amava, per la sua professione: lui, con il suo pennello colorato, sfogava tutte le sue emozioni sulla tela: quella tela che ha regalato a lui, e alla sua famiglia, grandi soddisfazioni a livello nazionale ed internazionale.

Era conosciuto anche con lo pseudonimo di Eodo e Claudio Buono dalle pagine del “Quotidiano della Basilicata”, scriveva: “ l’eredità artistica di Eodo è  l’euforia di squarci di luce sulla tela che scompongono il colore di  nature morte, visi, paesaggi marini, orizzonti lucani, scene di vita. Il continuo transfert dinamico tra dimensione onirica, espressività iconografica e profondità del campo visivo, lo sguardo-fanciullo sul mondo, genuino, giocoso è ciò che rende straordinariamente riconoscibile Enzo De Filippo, in arte Eodo: artista di Lagonegro, conosciuto in tutta Italia e all’estero. Uno dei pochi che si possa definire ‘artista puro’ perché per tutta la sua vita ha dipinto a tempo pieno e ha vissuto di sola arte. La sua eredità artistica si compone di una vastissima produzione che parte dal 1974 e soprattutto di una visione: l’arte come unica ragione di vita”.

Riusciva a trasporre  sulla tela la sua concezione vivace, ironica e luminosa della vita e dell’arte: “un gioco in cui non esiste né tempo e né spazio”; “una ricerca continua in cui non si finisce mai di imparare”; “nella vita come nell’arte bisogna sempre mettersi in gioco. E io sono appena all’inizio”. Dopo  la sua  scomparsa, risuonano di sapore beffardo quelle sue parole pronunciate in un’amichevole chiacchierata di un pomeriggio d’estate, in occasione della sua ultima esposizione a Marsico nuovo. In quella piccola personale ritornavano evidenti i temi a lui più cari: Totò, il pagliaccio, l’uso di colori fluorescenti per splendidi nudi femminili, scene di ordinarie condizioni svantaggiate osservate con sguardo lieve, luminosamente scomposto, capace di non far mancare la possibilità di ridere. Ed è rimasto vano quel suo desiderio, espresso in quella stessa circostanza: mancando da Potenza da circa vent’anni – aveva raccontato – proprio nel capoluogo lucano avrebbe voluto la sua grande antologica con le oltre 200 opere che compongono la sua produzione. Quell’uomo panciuto, dai capelli e dai baffi bianchi si era lasciato andare ai ricordi mostrando raccolte di articoli di giornale e vecchi album fotografici: istantanee di quando dipingeva sui suoi stessi abiti, sulla sua Citroen Cs e si era fatto i baffi alla Dalì, nel tentativo di dare affermazione alla sua più vera convinzione: “per il pittore ogni giorno è carnevale”. Nonostante i limiti del contesto locale, ben poco incline ad accettare e riconoscere il talento, dalla sua Lagonegro non si è mai distaccato, se non per brevi periodi in occasione delle sue innumerevoli mostre in lungo e largo per l’Italia e all’estero: come a Berlino, Praga, Cracovia, New York, Dallas, Hannover, Tokio, Sidney e tante, tante altre. Eppure quel ‘luogo’ remoto della Basilicata, come sospeso tra mare e montagne, è stato forse l’elemento fondante della sua sensibilità e attività creativa per la luce, gli scenari, l’umile e composto sentire. Facendo della stima degli altri condizione tutt’altro che necessaria,  Eodo non ha mai perso di vista la sua ‘missione di vita’ senza far venir meno la sua straordinaria umiltà: “vengo dal nulla e nessuno mi ha mai dato nulla” aveva raccontato con un ghigno di consapevolezza in quel prezioso incontro a Marsico nuovo, pur lasciandosi andare ad un piccolo accenno polemico definendo i galleristi “il cancro di tutti noi pittori”. Di avere una certa “energia nelle mani” Enzo De Filippo è sempre stato consapevole e non ha certo aspettato i premi e i riconoscimenti, che  tanti, tantissimi nel tempo sono arrivati.

Sin dalle sue primissime produzioni artigianali su piatti e bottiglie si sentiva “un vulcano pronto ad esplodere da un momento ad un altro”, nessuno poteva frenare quello che era. “ io sono un quadro in movimento”.

“Disegnatore, acquarellista, abile ritrattista, ma soprattutto pittore per mestiere e per missione”: è quanto afferma Simona Lopardo, storica dell’arte e sua grande estimatrice ed amica. Racconta di aver conosciuto Enzo De Filippo “una sera d’agosto del 2008 a Sasso di Castalda, in una sala dell’ex municipio che il Comune gli aveva concesso per esporre i suoi quadri. Vidi le sue opere per la prima volta – racconta – e mi apparvero come tanti pezzi diversi di un pensiero profondo, complesso, sofferto e gioioso al tempo stesso, spirituale, passionale.

Istinto e passionalità sono le componenti primarie della sua pittura. Aveva creato i suoi stereotipi e li aveva storicizzati all’interno di un linguaggio estremamente passionale col quale egli aveva affrontato tutti i temi dell’esistenza, marcando spiritualità e umanità attraverso linee e colori, elementi base della sua ricerca, in maniera del tutto personale. Pittore di Dio, della Vita, della Patria, della Sofferenza umana, direttamente ispirato dall’anima della sua terra, ha  lasciato un’opera immensa in Italia e nel mondo che ci riempie gli occhi e il cuore.

  Elisa Conte

 

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